Era il 2012, dicembre, a Roma, durante il convegno annuale del Colap - di cui siamo tra i fondatori - e di tutte le associazioni aderenti che fornirono un grande supporto. Uno dei tanti incontri che da un decennio organizzavamo e che avevano come scopo quello di rafforzare l’alleanza Unappa & Colap costruita per affrontare la lunga marcia verso un riconoscimento, sociale prima che professionale, che ci spettava di diritto. Fu il giorno in cui la politica dell’epoca, bipartisan, trasforma in legge le proposte di uno sparuto gruppo di temerari capeggiati dall’Ing. Giuseppe Lupoi, che vedevano nelle nuove professioni una grande opportunità per il Paese e il suo sviluppo. Una lunga marcia durata circa quindici anni e focalizzata su un unico obiettivo: riconoscere dignità a tutte le professioni. Tra le tante, investimenti, risorse, attività, sensibilizzazione, un complesso di azioni che contribuirono alla discussione pubblica su un tema: rappresentare l’istanza di milioni di lavoratori professionisti. Professionisti, e Professioni, che ieri come oggi, sono parte di un sistema economico complesso; che producevano e producono pil, innovazione, posti di lavoro; ma che erano invisibili e cercavano una casa. Per non parlare poi delle parole spese, iniziative, audizioni, confronti con la politica, con le rappresentanze sociali e imprenditoriali, e poi tavoli, tavoli a iosa! Insomma tanto lavoro. Durante la corsa un primo bit stop nel 2007 con una direttiva UE che apriva la strada; nel 2008 una legge stralcio che sembrava risolutiva, ma abbiamo dovuto aspettare il 2013 per arrivare al risultato. Fatico a ripercorrere la storia che ci portò alla meta in quel fine 2012, so solo che malgrado tutto, non avevamo scalfito il muro dell’indifferenza fino a quel fatidico 14 gennaio 2013.
Arriva la Gazzetta Ufficiale del 14 Gennaio 2013 che ci porta Legge nr. 4 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”.
Un grande risultato, per la politica e per il Paese che prendono atto della nostra esistenza, capacità, concretezza e non ultimo, capacità di reggere nel tempo. Il Colap, l’Unappa, le Associazioni avevamo costruito un nuovo modello di rappresentanza, quella del variegato mondo del lavoro autonomo. Un secondo dopo l’approvazione della legge, per taluni senza nemmeno saperlo, nasce la rappresentanza delle “Professioni non organizzate”. Certo avremmo voluto una definizione diversa nella legge, se avessimo potuto scegliere, perché affermare che le nostre professioni sono “non organizzate” già dal punto di vista lessicale sembra relegarci in serie “B”, figli di un dio minore. Tuttavia, siamo eccome organizzati e inoltre regolamentati, visto che abbiamo una legge dello Stato a sancire tutto ciò! Tutti sanno chi è e cosa fa un commercialista, un farmacista, un avvocato, ma è difficile che qualcuno conosca “l’Agenzia di Pratiche Amministrative” che rappresentiamo. Tra l’altro per quanto ci riguarda la nostra professione opera in stretta sinergia con le professioni storicamente riconosciute, in un’ottica multidisciplinare oggi sempre più intensa e richiesta. Pertanto aver dato una chiara collocazione a un sistema è utile a realizzare un ecosistema professionale qualificato nella sua interezza. Nel nostro caso specifico poi, sbagliamo identificandoci come semplici fornitori di servizi per imprese e professionisti, perché in realtà, siamo una risorsa anche per la pubblica amministrazione che beneficia del nostro intervento ogni qualvolta con essa gestiamo una pratica. Pertanto il nostro riconoscimento assume un ruolo ancora più importante se visto in un’ottica di sistema Paese. E così quella di molte altre professioni che con la legge acquistano una cittadinanza.
Il 2013 è l’anno in cui si sancisce un principio assoluto, esistono diverse professioni e si crea un sistema “Duale” dove convivono due pilastri che dovranno avere pari dignità, opportunità, riconoscimento e possibilità di sviluppo: Ordini, Collegi e Albi da una parte e Associazioni Professionali dall’altra. Il Paese ha fatto un grande passo in avanti grazie a una norma liberale e di stampo tipicamente Europeo. Europa tra l’altro che da sempre considera la professione una impresa e anche su questo tema dovremo lavorare e confrontarci nel futuro prossimo. Ma ci interessano poco i termini che spesso sono funzionali solo a costruire gruppi e differenze, spesso discriminatorie che in taluni casi tutt’ora persistono. Se pensiamo a previdenza, tutele, ecc., elementi sui quali potremo far valere la nostra legge, come stiamo facendo. Con la Legge 4/2013 nasce il diritto di esistere e la nostra piena legittimità, oltre che un chiaro ruolo sociale, per tante professioni.
E finisce il 2023, oggi, dieci anni dopo è tempo di bilanci. Ad esempio: il Paese ha recepito effettivamente nei suoi gangli istituzionali che esiste un sistema di professioni duale? Obiettivamente no! La legislazione tutt’ora fatica a riconoscere l’esistenza di questo mondo e della sua legge. Abbiamo potuto costatare questo disagio durante la tragedia Covid, dove un semplice codice Ateco ha fatto la differenza tra chi ha avuto e chi non era meritevole, anche se poi qualcosa è stato corretto grazie anche al nostro intervento. È il segno che ancora siamo ben lontani dall’avere individuato con chiarezza la presenza reale del nostro mondo. Certo si parla molto di autonomi negli ultimi anni e questo è un grande passo avanti, ma la strada è ancora lunga e spesso sono slogan. Ma non possiamo ritenerci immuni da responsabilità, lo stesso sistema professionale non ha ancora raggiunto una maturità collettiva, là dove persistono velleità, diversità solo apparenti, dietrologie di vario genere che non aiutano.
Ma una legge l’abbiamo ottenuta. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è delegato alla tenuta del Registro delle Associazioni Professionali, quelle organizzazioni che volontariamente si autodisciplinano sottoponendosi a regole spesso ferree oltre che onerose. Questo è un aspetto importante che va rimarcato! Pensiamo all’aspetto formativo che è uno dei cardini della legge che, se da parte da una delega forte all’Associazione, allo stesso tempo chiede molto in termini di attenzione, investimento, organizzazione, spingendo l’Associazione e con essa il Professionista, a investire sulla conoscenza. Quel professionista che è consapevole di avere un unico strumento per competere qual è appunto la propria competenza. Un sistema virtuoso insomma, quello che la legge ha prodotto. Un percorso di riconoscimento della propria qualifica grazie “all’Attestazione di qualità e di qualificazione professionale dei servizi” che ogni associazione può rilasciare al proprio associato. Questa è una grande responsabilità e al tempo stesso una grande opportunità.
A tal proposito Unappa, costituita nel 1994 per perseguire l’obiettivo di un riconoscimento professionale e non solo, nel 2015 viene iscritta nel Registro. Un percorso che ha spinto l’associazione a costruire il proprio “modello di qualificazione professionale” realizzato con la collaborazione del POLIMI Graduate School of Management del Politecnico di Milano (già MIP) che dopo un’attenta osservazione, un confronto con tante realtà e con il nostro contributo, definisce il modello per qualificare le competenze degli associati e di tutti i lavoratori di questo settore. Uno strumento che si consolida nella quotidianità quale supporto allo sviluppo. Un modello di cui andiamo fieri. Nel frattempo, già nel 2013, avevamo ottenuto da Regione Lombardia il riconoscimento di un profilo professionale per i nostri lavoratori che con la Legge 4/2013 si rafforza.
Ma cosa non ha funzionato? Se da una parte siamo soddisfatti e continuiamo a investire sul consolidamento della legge, dall’altra non possiamo non registrare che tanti risultati attesi non siamo riusciti a raggiungerli. In alcuni casi, sbagliando, sperando che molti arrivassero di indotto in presenza di una legge dello Stato. Ad esempio, una penetrazione nella legislazione correte in tutte le materie. Ma non sono mancati i risultati: statuto del lavoratore autonomo in cui si inseriscono alcune garanzie per il welfare; interventi sulla previdenza con richieste occasionali di blocco degli aumenti delle aliquote; la Iscro (cassa integrazione per professionisti) in epoca post covid, che come Unappa riteniamo poco utilizzabile sul piano pratico, ma apprezziamo l’affermazione di principio che con questo provvedimento si determina. Ma possiamo vantare un grandissimo risultato ottenuto nel 2023 con la legge sulla Concorrenza che recepisce una nostra richiesta storica, la “delega”, quella che ognuno può dare liberamente per farsi aiutare nel rapporto con la pubblica amministrazione e che non può più essere negata. Delega che troviamo nel recente “e-wallet” europeo, lo strumento che diverrà il contenitore dove avere documenti, firme, ecc., che parla di delega per favorire l’innovazione, oltre che per gestirla al meglio.
Inoltre, anche questo un nostro grande risultato a beneficio della collettività professionale, nella stessa legge concorrenza, si inserisce l’obbligo di coinvolgere le “associazioni professionali” nell’ambito della semplificazione amministrativa che per noi è attività quotidiana. Risultati che abbiamo raggiunto grazie anche alla legge 4 che, se non ci è servita sul piano abilitante, ci ha supportato nel costruire la nostra posizione, qualificandola e consentendoci di presentarci al legislatore con maggiore forza.
Ma un problema esiste, ed è il vero freno alla penetrazione della legge nel mercato, l’unico luogo in cui si può fare la differenza. Quello stesso mercato che riconosce la “certificazione di qualità”, purtroppo non conosce “l’Attestazione di competenza” che è uno strumento analogo, tanto che la legge 4/2013 li indica ambedue come strumenti di qualificazione alternativi. Ciò è dovuto a tanti fattori, ma il più importante secondo noi, non aver lavorato per sensibilizzare i nostri interlocutori su questo tema. Diffondere la cultura della legge nel nostro mercato di riferimento è un nostro compito e su questo dobbiamo lavorare nel prossimo futuro convogliando le nostre forze sulla sensibilizzazione affinché, goccia su goccia come un distillato, possa penetrare nel nostro mercato e in quello di tutte le altre professioni che afferiscono alla legge. Professionisti che per primi devono promuovere la norma e le tutele che questa dà al “consumatore” a cui la legge è rivolta in primo luogo. Solo così potremo dare il giusto valore a questo modello. Ovviamente c’è anche chi ha saputo capitalizzare questo strumento legislativo. Unappa forse è tra queste, ma anche noi dobbiamo fare molto di più e forse, l’occasione di questo decennale, ci sprona a valutare le attività utili a tale scopo. Diffondere la cultura dell’Attestazione di Competenza! Al proposito Unappa da anni lavora sul proprio “brand” che qualifica i servizi, strettamente collegati al marchio, ma fortemente ancorati all’azione del singolo associato. Servizi che sono a disposizione dei nostri associati in via esclusiva e concorrono a costruire un modello virtuoso che oltre a una qualifica, pensa anche alla concretezza, producendo valore aggiunto e business per la comunità. La competenza, sempre più deve pervadere il rapporto cliente-professionista, e su questo la legge sicuramente ci aiuta.